L’alba di un salto di paradigma

Seconda parte dell’articolo tratto dal capitolo 0 della Tesi della dott.ssa Sara Gambelli, dal titolo: 

“Biotransenergetica nel Corporate: la visione Transpersonale nelle Organizzazioni, verso un salto di paradigma”

Aziende: zone crepuscolari dell’evoluzione

Cosa accade nelle organizzazioni? La vita quotidiana delle donne e degli uomini all’interno delle aziende costituisce l’espressione più accentuata e radicale di questi fenomeni? Nelle imprese la spinta innovativa, il dinamismo impressi con forza della trasformazione tecnologica e digitale e dalla competizione globale fanno sì che la percezione di incertezza, di instabilità e di velocità si elevi a potenza.

Le aziende di oggi sono in luogo esaltante dell’avventura quotidiana, dell’impresa individuale e collettiva, sono spazi di espressione di capacità e talenti, sono i territori della sperimentazione continua e dell’innovazione praticata. Ma sono anche contesti di “pena” dove si lavora tantissimo e si smarrisce facilmente drammaticamente il motivo per cui lo si fa. Ci si sente presi da vortice in cui se non garantisci uno standard prestazionale, e motivazionale adeguato ai piani strategici pensati ai vertici, ci sarà qualcuno che lo farà al tuo posto.

Negli ultimi 10 anni le organizzazioni sono diventati il terreno più avanzato, una sorta di laboratorio permanente di una vera e propria mutazione antropologica. A tutti livelli manageriali e non le persone sono chiamati a perseguire obiettivi elevati sfidanti ad essere pienamente performanti e brillanti; in più devono provvedere alla manutenzione delle loro competenze ed essere mentalmente agili e aperti: sempre di più vengono richiesti corsi di formazione in design thinking e agile technologies.

Grazie ai loro dispositivi digitali tutti sono e devono essere connessi 24 ore su 24, il che significa che sono tutti perennemente disponibili. Ogni giorno inclusi i giorni di festa occorre gestire un numero elevato di e-mail, messaggi WhatsApp, partecipare a call con colleghi sparsi in tutto il mondo in base a differenti fusi orari. Si lavora in ufficio, casa, in auto o in treno durante i trasferimenti.

La percezione generale è che la quantità di cose da fare sia largamente superiore al tempo e alle energie disponibili. Le persone vivono tendenzialmente in uno stato di incessante preoccupazione rispetto alla possibilità di farcela realmente, non di rado accompagnato dal senso di colpa per la propria inadeguatezza.

Ma c’è anche un senso diffuso di eccitazione similmente a quello delle giostre del luna park. La risposta più diffusa alla domanda “come va?” qual è? “Sono molto stanco!” Non ci si ferma praticamente mai perché ormai quello è l’abbrivio e anche le ferie spesso sono contraddistinte da viaggi complessi di organizzare lunga lista di attività più o meno ludiche da spuntare.

Se si considera che nel 2015 le persone impiegate nelle imprese in Italia erano 16 milioni circa (senza considerare associazioni no profit, amministrazioni pubbliche) e che secondo i dati demografici in Italia vivono 60 milioni di cittadini circa, è semplice considerare che questa fetta di popolazione costituisce quasi il 30% del totale.

Peter Russell parla di zone crepuscolari dell’evoluzione per intendere quei territori dove inizia a manifestarsi un nuovo ordine che tuttavia non è ancora del tutto emerso. L’autore è un fisico teorico e psicologo sperimentale, che appartiene a quel gruppo di scienziati – tra cui David Bohm, Fritjof Capra, Bruce Lipton, Candace Pert, Gregg Braden – che indagano nuove vie di sviluppo della scienza occidentale, in connessione con il misticismo orientale e la fisica moderna.

Russell paragona il dualismo onda-particella, tipico paradosso della fisica quantistica, allo stadio evolutivo della nostra società: cosi come la particelle elementare è al confine tra energia e materia, essa è materia emergente dall’energia, uno stadio intermedio. In una medesima fase si trova a vivere la vita e la coscienza autoriflessiva che si sta sintonizzando con zone “nuove” ad esempio connesse con il campo di Gaia. Con le parole di Russell: “l’umanità attualmente mostra caratteristiche di entrambi i livelli: siamo unità consce indipendenti, che a volte si uniscono per concorrere come insieme integrato a uno scopo comune”.

L’alba di un Paradigm Shift

Nel 1962, Thomas Kuhn, uno dei più influenti filosofi del XX secolo, pubblicò il suo rivoluzionario libro The Structure of Scientific Revolutions (Kuhn, 1962). Sulla base di quindici anni di studio intensivo della storia della scienza, ha dimostrato che lo sviluppo della conoscenza dell’universo in varie discipline scientifiche non è un processo di accumulo graduale di dati e la formulazione di teorie sempre più accurate, come solitamente ipotizzato. Invece, mostra una natura chiaramente ciclica con stadi specifici e dinamiche caratteristiche, che possono essere comprese e persino previste.

Il concetto centrale della teoria di Kuhn, che rende ciò possibile, è quello di un paradigma.
Paradeigma dal greco: para oltre deiknyo mostro, oppure dal greco antico paràdeigma, che significa esemplare, esempio. Il significato di paradigma nel dizionari è ‘modello fondamentale e pienamente rappresentativo, prototipo. Modello di riferimento’.

Un paradigma può essere definito come una costellazione di credenze, valori e tecniche condivise dai membri della comunità scientifica in un particolare periodo storico. Regola le attività di pensiero e di ricerca degli scienziati fino a quando alcune delle sue ipotesi di base sono seriamente messe in discussione da nuove osservazioni.

Ciò porta a una crisi e all’emergere di suggerimenti per modi radicalmente nuovi di vedere e interpretare i fenomeni che il vecchio paradigma non è in grado di spiegare. Alla fine, una di queste alternative soddisfa i requisiti necessari per diventare il nuovo paradigma che poi domina il pensiero nel prossimo periodo della storia della scienza.

Gli esempi storici più famosi di cambiamenti di paradigma sono stati la sostituzione del sistema geocentrico tolemaico dal sistema eliocentrico di Copernico, Keplero e Galileo; il rovesciamento della teoria del flogisto di Becher in chimica di Lavoisier e Dalton; e i cataclismi concettuali in fisica nei primi tre decenni del ventesimo secolo che minarono l’egemonia della fisica newtoniana e diedero vita a teorie della relatività e della fisica quantistica.

I cambiamenti di paradigma tendono a costituire una grande sorpresa per la comunità accademica tradizionale, poiché i suoi membri tendono a confondere i paradigmi principali per una descrizione accurata e definitiva della realtà. Così nel 1900 poco prima dell’avvento della fisica quantistico-relativistica, Lord Kelvin dichiarò presumibilmente in un discorso alla British Association for the Advancement of Science: “Non c’è nulla di nuovo da scoprire in fisica ora. Tutto ciò che rimane sono misure sempre più precise. ”

Negli ultimi cinquant’anni, varie vie della ricerca sulla coscienza moderna hanno rivelato una vasta gamma di fenomeni “anomali” – esperienze e osservazioni che hanno minato alcune delle affermazioni generalmente accettate della moderna psichiatria, psicologia e psicoterapia riguardanti la natura e le dimensioni della psiche umana, le origini dei disturbi emotivi e psicosomatici e meccanismi terapeutici efficaci. Molte di queste osservazioni sono così radicali che mettono in discussione le assunzioni metafisiche di base della scienza materialistica riguardanti la natura della realtà e degli esseri umani e la relazione tra coscienza e materia.

A quanto pare, in molti da quasi mezzo secolo si stanno interrogando sulla necessità di un cambio di paradigma, mossi dall’avvertire l’emergere di una nuova visione della realtà, un mutamento di ciò che c’è fuori (e dentro?), un mutamento fondamentale nei pensieri, percezioni e valori delle società e delle culture nel mondo. Poiché essi sono quelli che formano una particolare visione e ‘riempiono’ di significati e significanti il paradigma di riferimento.

Nel suo capitolo ‘l’inversione della marea’ Capra sostiene in maniera forte che nella nostra epoca è evidente come i vari esperti negli ambiti scientifici o delle materie su base razionale non siano più in grado di rispondere ad alcune domande e riflessioni sorti nel loro campo di applicazione. Questo avviene dalla politica, nella sociologia, alla fisica, dove le nuove scoperte della quantistica hanno messo in crisi le concezioni meccanicistiche e newtoniane.

Lo storico della scienza Thomas Kuhn affronta la questione del cambio di paradigma e mette in discussione l’epistemologia neo-positivista secondo cui la scienza procede in maniera cumulativa, ovvero attraverso una costante acquisizione di nuove conoscenze e inclusione delle teorie precedente all’interno di quelle attuali. Kuhn sottolinea invece che c’è una natura discontinua dello sviluppo della scienza, tra periodi di scienza normale e periodi di scienza straordinaria.

“Proprio perché la nascita di una nuova teoria comporta la rottura con una tradizione di prassi scientifica e introduce una prassi nuova che si svolgerà secondo regole differenti ed entro un differente universo di discorso, è probabile che essa abbia luogo soltanto quando si ha la sensazione che la precedente tradizione sia andata irrimediabilmente fuori strada”.

Anche Capra nel suo famoso testo “Il punto di svolta”, narra della necessità di un nuovo paradigma, una nuova visione della realtà, un mutamento fondamentale nei nostri pensieri, percezioni e valori”.

Per tornare a Russell, ci porta a fare una considerazione: visto che l’umanità sta camminando in una zona crepuscolare, comprendiamo come mai sia cosi intricato liberarci dalla ragnatela della crisi economica, sociale, politica, ecologica e morale della storia umana.

Per usare una sua espressione, “emergere attraverso l’emergenza”, ci si potrebbe interrogare sul senso di considerare le organizzazioni un ottimo playground per iniziare ad attuare tale cambiamento, tale cambio di paradigma?

dott.ssa Sara Gambelli
Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, insegnante di yoga e psicoterapeuta con approccio transpersonale biotransenergetico. Da anni lavoro come consulente in area Risorse Umane su progetti di formazione per lo sviluppo delle competenze manageriali e su interventi di valutazione del potenziale, in Italia e all’estero. La passione per questo lavoro scaturisce dalla consapevolezza di poter pennellare scenari di evoluzione personale prima ancora che professionale, sviluppando relazioni, sinergie e la capacità di cambiare se stessi, affinché di colpo possa trasformarsi tutto il resto. Attuarlo nel contesto organizzativo permette di ottenere un alto grado di trasformazione, che passa attraverso creatività ed entusiasmo per i risultati conseguiti. 

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