La prima domanda che spesso è posta quando si entra in un cerchio è: ”Come sei approdata alla BTE?”.
L’incontro con la Biotransenergetica avvenne quasi venti anni fa, quando il “destino” mise sul mio cammino un mio Cliente, che si occupava di ricerche di mercato e che lavorava per un’azienda con la quale collaborava da qualche tempo.
Questo psicologo, neoassunto, durante le nostre conversazioni telefoniche mi raccontava, oltre che le necessità strettamente collegate alla mia professione e la sua, di tamburi sciamanici, di Biotransenergetica, di percorsi di crescita personale.
Non capivo niente. O meglio, la mia mente mi urlava che erano follie, la mia cultura cattolica non mi concedeva neppure di nominare la parola “sciamanesimo”, Energie sottili. Quindi archiviai l’incontro come un bell’incontro e una bella persona, ma che certamente doveva rimanere ben lontano da me.
Allora non capii, non risposi alla chiamata. Allora ero così identificata con la mia vita, con i miei schemi, che non ascoltai. Tutto quello di cui questa persona mi parlava suonava così familiare e allo stesso tempo così lontano, oscuro e pauroso. Per caso, dopo forse dieci anni, mi regalarono il libro di Pier Luigi Lattuada “la Biotransenergetica” e di nuovo nulla. Lessi le prime pagine, naturalmente non collegai il mio Cliente al libro, a cioè la stessa disciplina, e di nuovo mi allontanai. Il nostro Sé è paziente, per fortuna, e intorno ai quaranta anni mi resi conto delle grosse difficoltà che avevo. Sono sempre stata abituata ad auto analizzarmi, a cercare di migliorarmi. Le meditazioni che facevo nel mio periodo scoutistico e i ritiri spirituali mi avevano aiutato a procedere, a crescere. Però mi resi anche conto che ero diventata molto brava a giustificarmi, a perdonarmi, a punirmi sempre per le stesse cose. A quarant’anni mi sentivo in una spirale dalla quale non riuscivo a uscire. Sempre rivolta su me stessa, ma senza via di soluzione. Intrapresi diversi corsi di consapevolezza. Incontrai uno sciamano, iniziai danza terapia, arte terapia e lo studio dei Chakra. Andai in India e la mia mente cominciava ad accettare che forse poteva esserci altro oltre a quanto conoscevo fino ad allora. Poi cinque anni fa mi venne l’idea di iscrivermi a una scuola di counseling. Lo scopo era comprendere me stessa, l’idea di entrare in un contesto d’aiuto non mi apparteneva. Per me era “solo” iniziare un percorso di crescita. Una sera incontrai una persona in ascensore, allora abitavamo nello stesso palazzo, che mi disse che anche lei aveva questa intenzione. Poi la magia: tra tutte le possibili scuole mi disse che le “ispirava” la scuola di Lattuada. Allora ho risposto. Sapevo che era giunto il momento. Sapevo che quello era il mio modo. A dire il vero non sapevo niente, ma mi sono fidata. Ho risposto, ho detto sì e mi sono iscritta. Ho ricollegato il mio passato e le volte che questa disciplina si è presentata a me e ho compreso, seppur nella totale ignoranza, che dovevo andare in quella direzione. È stata la mia salvezza. Lo strumento che mi ha portato a contattare la parte più vera di me.