Guarire il proprio bambino interiore per crescere bambini felici

Einstein diceva “la vita è come andare in bicicletta, se vuoi stare in equilibrio devi muoverti”.
Sagge parole, ma questa bicicletta bisogna prima imparare a condurla, ogni bambino ha bisogno di un adulto che lo educhi a farlo, ha bisogno di essere sorretto, di quelle rotelle che gli diano sicurezza, e al tempo stesso, di essere lasciato libero di pedalare da solo.

Realizzare una Struttura Flessibile che contenga il Sé del bambino, è il grande lavoro dell’adulto, che inizia dalla nascita del bambino fino alla sua giovane età adulta.

Alla nascita il processo di Frammentazione del Sé è fisiologico e naturale, fa parte dell’esperienza e dell’evoluzione che ogni anima deve compiere per incarnarsi e per vivere la vita sulla terra come eroi in viaggio.

I genitori e, soprattutto inizialmente, la madre, devono cercare di contenere questo piccolo uovo frammentato, perché si eviti di romperlo, di tenerlo troppo forte o di aver paura di non tenerlo abbastanza.

Insomma, il modo in cui riusciamo a tenere questo piccolo e fragile uovo quando viene al mondo è ciò che determinerà il ricongiungimento dei frammenti per una nuova e personalissima forma che il bambino, esprimendo sé stesso, potrà prendere nella sua vita.

Come possiamo lasciarci guidare con semplicità e fiducia dal nostro intuito al fine di realizzare un contenimento flessibile che tenga sì la frammentazione, ma che nello stesso tempo segua il processo evolutivo del bambino?

Anzitutto riconoscendo in quale struttura è inserito il nostro bambino interiore per poterci separare da essa nel momento in cui dobbiamo aprirci all’educazione dei nostri figli.

Come ci spiega in modo meraviglioso Christina Grof:

“Alcuni hanno la grande fortuna di nascere da genitori amorevoli e preparati, che incoraggiano i pregi dei figli e alimentano la loro natura spirituale. Rispettano i bambini e ne aiutano l’emergere della personalità e della creatività. Dedicano tempo a guidarli e a confortarli, a insegnare loro ad apprendere da loro. E hanno l’umiltà di ammettere i propri errori e di imparare da essi. discutono apertamente i problemi che sorgono. Perciò l’atmosfera in casa è piena d’amore, accettazione, tenerezza, flessibilità.
Le persone che crescono un ambiente del genere sentono il mondo accogliente, pieno di risorse, entusiasmante. Sono capaci di entrare facilmente in connessione con la bellezza e con la gioia. Percepiscono di essere benedette per essere vive e considerano la vita, pur con tutte le sue imperfezioni, degna di essere vissuta nel modo più pieno possibile.
I giorni per loro sono benvenuti e colmi di ricchezza. le situazioni difficili costituiscono una sfida, non un problema. Il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Queste persone trovano più facilmente la loro vita nel mondo. Dappertutto si sentono a casa. È più probabile che abbiano fiducia in sé stesse, che abbiano successo. Grazie all’amore che hanno ricevuto, preservano e coltivano il legame con la propria origine Divina e, di conseguenza, hanno la probabilità di sviluppare un senso di apertura verso sé stessi e il mondo”
(C.Grof, Guarire dalla dipendenza, Red Edizioni, Como pag. 43)

Purtroppo non sempre il contenimento genitoriale è di questo tipo, molto spesso i genitori e gli adulti che sono intorno al bambino, hanno grandi difficoltà a contenere nel modo giusto, e quindi possono emergere disturbi, difficoltà a gestire le emozioni, chiusure, relazioni simbiotiche e/o familiari disfunzionali.

È chiaro che quella propensione che qui chiamo “contenimento” non è l’unica possibile causa di disturbi in età infantile, possono esserci altre e innumerevoli variabili (traumi per esempio), ma, anche nel caso in cui vi siano problemi di altra natura, un modo flessibile di far evolvere la frammentazione fa una sostanziale differenza.

Il modo in cui noi adulti costruiamo la struttura intorno al Sé del bambino è molto importante, perché determina la personalità che il bambino avrà da adulto e il tipo di reazione che avrà davanti alle frustrazioni, ai problemi e agli ostacoli della vita.

Ho individuato tre forme di struttura che solitamente incontriamo nella crescita dei bambini:

1) Struttura Rigida
Si ha quando il contenimento, sia inizialmente materno, che poi successivamente paterno, sono rigidi in maniera significativa.

Tendenzialmente vi è una propensione a non soffermarsi sui bisogni del bambino, sulla natura propria della personalità del bambino, ma si pone una struttura basata su regole, aspettative e visioni dei genitori, che vanno assolutamente rispettate.

Talvolta ciò che guida questo tipo di struttura è l’ansia di non riuscire a comprendere ciò che il bambino è veramente, una paura di non assolvere adeguatamente il ruolo genitoriale, delle insicurezze di fondo e, talvolta, una grande ingerenza di parenti e amici che danno ricette e consigli su cosa fare e non fare.

Il tipico esempio è la frase “non fare abituare il bambino alle braccia”, cioè evitare di prendere il bambino troppo spesso in braccio. È chiaro che il bambino deve affrontare delle frustrazioni per “frammentarsi”, ma è anche vero che prendere in braccio il bambino quando sentiamo che ne ha bisogno, lo aiuta a tenere in essere la frammentazione senza rompersi.

Contenere in maniera troppo rigida e strutturata, non permettendo una flessibilità nel modo in cui il bambino è o si esprimere, può determinare in lui atteggiamenti ansiosi, paure non giustificate, tendenza a eludere le regole o seguirle pedissequamente, pensieri ossessivi, demotivazione o, al contrario, disprezzo per l’autorità e arroganza.

Possiamo dunque incontrare bambini ad alto funzionamento, molto adeguati all’apparenza, che però hanno profonde paure, che sono molto seri, più maturi del normale, che hanno perso l’argento vivo dell’infanzia.

Oppure bambini oppositivi, che teoricamente tentano di ribellarsi alla morsa della rigidità di questa struttura, capaci di attirare l’attenzione dell’adulto attraverso comportamenti esagerati e spiazzanti, che hanno poco rispetto per il ruolo dell’adulto e per le regole che gli si danno.

2) Struttura debole/assente
Questo tipo di struttura si ha quando il contenimento della frammentazione che il bambino deve affrontare nascendo, non è sufficiente a dare al bambino un senso di sicurezza.

Potremmo parlare in parte, di ciò che Bolwby chiama attaccamento insicuro.

Le figure genitoriali non li ascoltano veramente, né parlano con loro. Di fatto, la relazione di attaccamento tra questi bambini e le loro madri è principalmente costituita dall’assenza di vera interazione.

In alcuni casi, tale condizione è dovuta al fatto che la figura materna è assente e disinteressata (talvolta a causa di una malattia psichica o organica) e quella paterna non è in grado di garantire una presenza significativamente accudente; in altri casi, invece, è eccessivamente presente, al punto da mostrarsi invadente e opprimente, e, allo stesso tempo, incapace di ascoltare e di comunicare davvero con il bambino.

In questo senso il bambino si sente fluttuare nelle infinite possibilità e visioni della vita, incapace di riconoscere ciò che è giusto o positivo da ciò che è nocivo per lui.

Possiamo aspettarci un adolescente o un adulto incapace di stabilire relazioni profonde, di fidarsi degli altri, con tendenze ad essere schivo. Potremmo vedere un bambino con disturbi di concentrazione o dell’attenzione, che non riesce ad elaborare completamente uno stimolo, ma che passa velocemente da uno all’altro senza compiere un’adeguata elaborazione dei processi.

Un senso di mancanza di contenimento può portare anche vissuti di depressione, senso di solitudine profondo, insicurezza, impossibilità ad attenersi alla struttura offerta dall’adulto, crisi di rabbia, ribellione.

3) Struttura flessibile

Questo è il tipo di struttura sana di cui parla Christina Grof, si ha quando il contenimento genitoriale è tale per cui il bambino può sentire di esprimere il proprio Sé all’interno di argini capaci di tenerlo e di dargli una direzione lasciandogli l’agio di “muoversi” liberamente.

È una condizione in cui il genitore deve sviluppare un sentire e un senso del bambino molto accurato, capace di percepire i suoi bisogni e di gratificarli, senza subirli.

La visione di tutto il mio lavoro di psicoterapeuta e l’obiettivo del mio Corso “Il bambino Integrale” vogliono fornire gli strumenti e le abilità per la realizzazione di una struttura di questo tipo.

Favorendo il processo di guarigione del bambino interiore dell’adulto, il genitore apprende il modo di essere “in presenza”, prendendo la giusta distanza interiore da tutto ciò che può portarlo a perdere il contatto lineare e pulito con il bambino, a non farsi portar via da ansie, insicurezze, rabbia o proiezioni che rischiano di far sì che il bambino rappresenti una parte del nostro Sé ferita e/o che non abbiamo risolto.

Lavoriamo dunque su noi stessi, guardiamoci dentro con coraggio per affrontare i mostri che la cura del bambino interiore può far emergere dal profondo.

Impariamo a stare in equilibrio sulla bicicletta e diventiamo ciò che siamo davvero, contenitori pieni d’amore, accettazione e bellezza.

dott.ssa Emanuela Fonticoli

Articolo a cura di Naima Rossi

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