La danza oltre la danza

Il punto di vista della dott.ssa Simona Vigo, filosofa e counselor transpersonale all’incontrare la collega ed ex-ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Lorella Formica.

Fragilità e forza in un gesto di danza

Come un movimento di danza possa afferrare l’essenza della vita è sempre stata per me una misteriosa rivelazione.

La danza è la condensazione di un’ innumerevole varietà di contenuti. Una varietà straordinariamente complessa fatta di concetti, emozioni, vissuti privati e universali.

Miliardi di parole possono essere sostituite in un lampo da un gesto del corpo che consente di cogliere la sincronia degli eventi strappando la vita alla successione lineare degli attimi e restituendole un’eternità circolare: un istante di immortalità.

Sono stupita e commossa di come il corpo possa materializzare in un istante, una mirabile sintesi di qualità.

Un corpo che vibra con la musica è sempre un enigma traboccante di sorprese. Perché fa a meno della stratificazione di maschere quotidiane, materiali e psicologiche.

Un corpo che danza diviene un corpo archetipico, essenziale, senza storia: un nulla pieno di movimento, saturo di possibilità immaginative.

Il corpo di chi danza è come una “corteccia vuota” pronta ad accogliere e ad interpretare le indicazioni del campo transpersonale che lo avvolge. Un “vuoto” come gli antichi saggi orientali lo intendono: non l’annichilirisi di una personalità, al contrario, il vuoto dell’Io individuale che lascia spazio alla manifestazione del Sé transpersonale nel divenire dell’essere.

Così, ad esempio, il corpo di una ballerina che si avvolge su se stesso in una coreografia non rappresenta la paura o la solitudine o la bellezza di chi danza ma diventa Paura, Solitudine, Bellezza in senso archetipico.

A seconda delle posizioni che assume e delle immagini che crea diventa quelle stesse immagini. Un urlo di rabbia, un pianto soffocato, il ripiegamento su se stessa quasi volesse scomparire o l’apertura entusiasta alla vita.

Una metamorfosi continua, quasi una trasmutazione da una materia all’altra, dal pesante al sottile. Un essere umano il cui peso sembra concentrarsi tutto in contatto con la terra e poi rarefarsi nell’aria, trasfigurandosi nella leggerezza soave di una libellula.

Le dita delle mani strette in un pugno in maniera quasi convulsa si aprono e diventano delicate e armoniose mani di fata. Si alternano movimenti del corpo centripeti e centrifughi, senza strappi o strattoni o fastidiosi frastagliamenti.

L’Armonia pare imperare sempre in una fluidità continua in cui si coglie il passaggio dal dolore al piacere, dal pianto al riso, dalla disperazione allo stupore, dallo smarrimento al ritrovamento. Come una lotta danzata tra Eros e Thanatos. Eros: principio di vita, centrifugo. Thanatos: principio di morte, centripeto.

Eros è l’espansione, la tensione verso l’esterno: una ballerina diventa fata che apre il suo corpo alla morbidezza e all’accoglienza della vita.

Thanatos è la tendenza al regredire ad uno stato di totale immobilità: un ballerino si raggomitola su se stesso stringendosi come per tornare ad essere uovo. Vita e Morte, non c’è l’una senza l’altra.

Non c’è luce senza la tenebra, né movimento senza l’immobilità. Con la vita che si celebra la morte, con la morte si onora la vita. Gli antichi dicevano che la vita è un esercizio di morte: un eterno passaggio dal movimento alla quiete e dalla quiete al movimento.

Chi danza assume posizioni nello spazio, statiche, dinamiche e rende quell’istante sacro: una possibilità di accedere a quegli spazi transpersonali dell’anima in le energie cosmiche si rivelano nella loro accecante nouminosità.

Nella danza ritrovo l’alternarsi universale di quelle forze primordiali che esprimono la pienezza delle qualità femminili e maschili come potrebbero incarnarle gli dei della tradizione antica (in Biotransenergetica il riferimento è quello agli Orixà della tradizione Afro-Brasiliana, forze elementali archetipiche).

Vedo la fiera determinazione di Ogun (Metallo), la dinamica combattività di Jansà, la furia devastatrice di Xangò (Fuoco), la sensuale seduttività di Oxum (Acque dolci), la calda generosità di Iemanjà (Acque salate), l’austera spiritualità di Oxalà (forza cristica), la forza nutritiva di Nanà (madre terra), la camaleontica trasformazione di Oxumaré (arcobaleno).

Vedo il vincolo e la dipendenza ma anche la libertà e la leggerezza, la forza dei muscoli contratti in uno spasmo di ribellione, ma anche la sensuale armonia dell’arrendevolezza e della recettività.

Vedo la tenacia e la caparbietà nello stringere a sé l’oggetto del desiderio e vedo il lasciare andare, aprire le braccia e sorridere a qualcosa di inutile e irrinunciabile in punta di piedi.

Vedo lacrime trattenute in tutte le fibre del corpo, lo sguardo fiero di chi non si arrende e quello stanco di chi non ne può più.

Ma vedo anche la bellezza del movimento incessante di veli immaginari e di profumi inebrianti, il risveglio dei sensi in primavera e l’apertura del cuore.

In quei gesti, colui che “vede” diventa colui che “sente” e colui che “agisce” aprendosi all’esperienza estatica del contatto con la dimensione transpersonale della coscienza.

Questo articolo è stato ispirato da un confronto con Lorella Formica, ex-ballerina scaligera e counselor transpersonale, coordinatrice responsabile della UNIT ITI DANCE, che a sua volta esprime la propria visione della danza in quest’altro articolo: clicca su ITI DANCE per leggerlo.

Lorella Formica propone un Ciclo di 5 Incontri di Sbarra a Terra, La Danza oltre la Danza, per tutti, con un metodo di sua elaborazione durante decenni di carriera, dell’insegnamento e dell’applicazione della danza classica, nata principalmente come corso propedeutico ai ballerini e poi sviluppatosi in un approccio molto più ampio al movimento fisico, coreografico e non, che lavora in profondità sull’individuo, il corpo e tutti i livelli del suo essere.

Il primo incontro si svolgerà Venerdì 17 Maggio dalle 20:30 alle 22:30. Clicca QUI per saperne di più e iscriverti.


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